mercoledì 8 giugno 2016

Repo Man - Il Recuperatore - Recensione


Regia: Alex Cox
Genere: Fantascienza, Commedia
Anno: 1984
Cast: Emilio Estevez, Harry Dean Stanton, Tracey Walter
Durata: 92 minuti
Nazionalità: Stati Uniti
Titolo Originale: Repo Man


Repo Man è il primo lungometraggio del leggendario regista underground Alex Cox dopo il corto Sleep is for Sissies di quattro anni prima ed è considerato un classico da molti registi come Nicolas Winding-Refn (Drive, trilogia del Pusher) che considera Cox uno dei suoi registi preferiti.

Nella prima scena del film, un bizzarro ometto sudato a bordo di una Chevy Malibù del 64 viene accostato da un poliziotto in moto nel bel mezzo del deserto californiano. L'agente chiede cosa trasporta nel bagagliaio e l'autista gli risponde "Fidati, non lo vuoi sapere" ma non come una minaccia, piuttosto un consiglio spassionato. L'agente imperterrito si fa dare la chiave e va a controllare. Apre il bagagliaio dal quale scaturisce un'accecante luce verde che lo fa letteralmente evaporare, lasciando sull'asfalto bollente solamente un paio di stivaletti fumanti.

Dopo questa prima memorabile introduzione al mondo assurdo e pericoloso dove il film è ambientato, girata in modo sapiente ed elegante da un dilettante molto più abile di registi con alle spalle decine di pellicole, ci viene presentato Otto (Emilio Estevez), il protagonista della pellicola, un giovane punk un po' sfigato che lasciando una festicciola dove ha scoperto la ragazza che lo tradiva con un suo amico, viene accostato da un uomo ( Harry Dean Stanton), che gli offre un lavoro.
Il lavoro in questione è quello di Repo Man, dove Repo sta per repossession, e nello specifico è quello di rubare (legalmente) le auto a persone che non sono in grado di pagarle.
Una delle auto di cui si deve appropriare è la Chevy Malibù del 64, il cui cofano contiene il cadavere di un alieno.

Buona parte del film non segue una struttura vera o propria e la storia principale è appena accennata, l'interesse è principalmente incentrato sulla crescita personale di Otto nel suo nuovo lavoro.
In quanto apprendista Otto inizialmente non lavora da solo, ma accompagna Bud (Harry Dean Stanton) e Lite (Sy Richardson).
Bud è un reazionario che odia i comunisti (e anche i cristiani, ma non viene spiegato perché) ed è fissato dal concetto di debito. Si crede un eroe per il lavoro che fa e confida a Otto di vestirsi sempre con un completo per sembrare un poliziotto e far credere alla gente a cui sottrae le auto di essere armato. Quando Otto gli chiede se è effettivamente armato Bud gli risponde con il suo motto: solo uno stronzo morirebbe per un auto.

Lite si comporta in modo molto diverso e dall'aspetto si direbbe un personaggio uscito da un film di blaxsploitation. In quanto afroamericano rinuncia a sembrare uno sbirro per imitare un gangster, così bene da convincersi di esserne uno.

Repo Man non è definibile attraverso alcun genere cinematografico, e rappresenta qualcosa di completamente unico, una miscela di umorismo nero, dialoghi geniali (scritti dallo stesso Cox) e violenza assurda. Nessuno di questi tre elementi però è il perno centrale della pellicola, che è in realtà una perfetta storia di formazione, di un giovane punk della scena hardcore americana che diventa adulto, senza però rinunciare allo spirito che lo ha accomunato con gli altri giovani del movimento punk, abbandonandone però gli estremismi autodistruttivi. La crescita di Otto avviene anche grazie a Bud che diventa una figura paterna, che sostituisce la famiglia assenteista, assorbita completamente dalla televisione e che ha donato tutti i soldi destinati ad Otto ad un televangelista di terza categoria.

Inizialmente potrebbe sembrare che Repo Man oramai sia superato, e la storia di Otto antiquata perché strettamente legata ad un movimento scomparso, ma in realtà il punk è solo un pretesto per raccontare una storia eterna.
Repo Man è un film eterno e fondamentale che ha influenzato il modo di fare cinema di tantissimi artisti nei decenni seguenti

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