mercoledì 23 marzo 2016

Zona d'Ombra - Recensione

Titolo Originale: Shadowzone
Regia: J. S. Cardone
Anno: 1990
Cast: Louise Fletcher, David Beecroft, James Hong
Durata: 88 minuti

Zona d'ombra è il secondo film prodotto dalla Full Moon Entertainment, società creata da Charles Band nei primi anni novanta tutt'ora attiva ma che raggiunse l'apice del suo successo proprio in quel periodo, grazie anche al lavoro di autori come Brian Yuzna, Stuart Gordon e lo stesso Band, che firmò non solo il primo film prodotto dalla sua società, il leggendario Puppet Master, ma numerosi altri film di culto.

10 minuti dopo l'inizio del film l'unica cosa che riuscivo a pensare era: "Cosa è andato storto?" Non in questa pellicola, ma nell'intero sistema delle produzioni horror (ma anche fantascientifico) di serie b. Cosa è andato storto che nel 1990 venivano prodotti piccoli gioielli come "Zona d'Ombra" e  nel 2016 il massimo che un amante dell'horror si possa aspettare è l'ennesimo sequel di Sharknado? Questo non significa che non vengano prodotti film a basso budget di qualità, perché non è vero, però ora come ora non esiste qualcosa di remotamente simile alla Full Moon degli anni novanta, ovvero una casa di produzione gestita da persone amanti del mezzo cinematografico e non avidi incompetenti a cui importa solo fare qualche soldo facile producendo spazzatura senza il minimo valore artistico (vedi The Asylum, che nella metà tempo nel quale la Full Moon ha prodotto una settantina di film ne ha prodotti quasi duecento e distribuiti più di trecento).

Riguardo al film in se non c'è poi molto da dire, si tratta infatti della solita "morality tale" alla Frankenstein, dove degli scienziati troppo ambiziosi si spingono oltre a ciò che è consentito loro (dalla Natura, da Dio, da Cthulhu) e vengono puniti, e più sangue c'è meglio è.
Il protagonista (un capitano della NASA interpretato da Beecroft) è stato incaricato di investigare la morte di una cavia umana in un laboratorio segreto dove un ristretto gruppo di scienziati (alla cui testa si trova lo stereotipico scienziato un po matto alla "Il Giorno dei Morti", interpretato dal mediocre James Hong) fanno esperimenti su soggetti dormienti e per puro caso aprono un portale collegato ad un'altra dimensione dal quale fuoriesce un mostro in grado di assumere qualsiasi aspetto desideri, attingendo dalla memoria degli umani ai quali da la caccia.

L'intero cast è tutt'altro che eccellente, e l'unica interpretazione degna di nota è quella della Fletcher, che riesce a rendere credibile il personaggio di una scienziata affascinata dall'incredibile intelligenza del mostro grazie ad una recitazione appena accennata ma comunque efficace.
Tecnicamente il film è ben realizzato, grazie a qualche bell'effetto splatter e la creazione della suspense dalla mano inesperta (questo è uno dei primi film di Cardone, che lo ha anche scritto) del regista e all'ambientazione buia, fumosa e claustrofobica del laboratorio.

Certamente non si tratta di un capolavoro, ma si tratta comunque di un ottimo prodotto che non merita di essere dimenticato in favore della spazzatura per voyeuristi autolesionisti che godono a guardare Troll 2, Alex l'Ariete e Barbara D'Urso.

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